A poche ore dall’elezione di Papa Leone XIV sarà Chiese Aperte – Domenica 11 Maggio – in tutta Italia. Tanti eventi in Sicilia.
Rosanna Trovato (Presidente Archeoclub d’Italia sede Area Integrata dello Stretto) : “A Messima visita all’EREMO MADONNA DEGLI ANGELI”.
Calogero Ferrara (Referente Chiese Aperte – Archeoclub d’Italia sede di Agrigento) : “A Porto Empedocle visita alla chiesa rettoria della SS. Trinità del XX secolo”.
Emanuele Gallotta (Referente Chiese Aperte – Archeoclub d’Italia sede di Aidone) : “Visiteremo la chiesa di San Lorenzo del 1419 e San Leone che risalirebbe all’epoca Normanna”.
Domenica 11 Maggio, in tutta Italia sarà – Chiese Aperte.
Mario Savitaliti ( Referente Chiese Aperte – Archeoclub d’Italia – sede di Belpasso) : “Vedremo la chiesa di Santa Maria della Misericordia di Malpasso, risparmiata dall’eruzione dell’Etna del 1669”.
Stefania Randazzo ( Presidente Archeoclub d’Italia sede di Cefalù) : “Visiteremo la Chiesa di Santa Maria di Gesù XV – XVII secolo”.
Ed ancora eventi a Termini Imerese, a Palermo, a Caltagirone, a Paternò, a Roccalumera, a Gratteri.
Fortunata Flora Rizzo (Vice Presidente Nazionale Archeoclub d’Italia – Responsabile Grandi Progetti – Chiese Aperte) : “Vedremo la chiesa di Santa Maria della Misericordia di Malpasso, risparmiata dall’eruzione dell’Etna del 1669”.
“Domenica 11 Maggio 2025, XXXI edizione della Manifestazione Nazionale “Chiese Aperte” di Archeoclub D’Italia, sarà una grande festa dedicata alla conoscenza dell’immenso e capillarmente diffuso patrimonio ecclesiale del nostro territorio nazionale. A Messina visita all’EREMO MADONNA DEGLI ANGELI, sulla sommità di una collinetta, a soli 118 metri s.l.m., in prossimità di Fondo Fucile-Gazzi. Lì, a neanche due km dal centro della città di Messina, sorge una chiesetta, ricostruita sui ruderi dell’Eremo, un vero e proprio gioiello dove si fondono armoniosamente fede, storia e arte.
Le vicende dell’ Eremo si intrecciano con quelle della storia dei tempi: la rivoluzione antiborbonica del 1848 con gravi conseguenze sul territorio di Gazzi; le leggi del 1866 del giovane Stato unitario che sopprimono gli Ordini religiosi e confiscano i beni ecclesiastici; il terremoto del 1908 che danneggia seriamente l’Eremo.
Domenica insieme ai Soci di Archeoclub ci saranno i piccoli studenti del vicino Istituto Comprensivo Albino Luciani che “apprendisti ciceroni” guideranno i visitatori nella storia e nell’arte della chiesetta, tra un prezioso dipinto attribuito al Catalano e un altare settecentesco ben conservato, tra un antico busto ligneo dell’Ecce Homo e una magnifica acquasantiera di marmo.
Si animerà l’ampio sagrato dalla pavimentazione in cotto antico in gran parte rimasto intatto, con al centro il vecchio Pozzo ottagonale, in pietra bianca e mattoni, ai lati del quale è incisa la data 1773 e vi è anche collocata la lapide commemorativa della sua costruzione. Sul muro esterno, che fa da argine alla collinetta, in bella vista diverse targhe marmoree bianche e lapidi tombali che giacevano nel pavimento interno ai lati e al centro, con scritte in latino e in italiano, che riportano date, uno stemma nobiliare, nomi di famiglie messinesi che, nella cripta della chiesa non più accessibile, ma ancora esistente e di dimensioni ridotte rispetto all’edificio sovrastante, hanno trovato sepoltura.
In un angolo del sagrato, è stata posta l’ 8 maggio 1981 una scultura in cemento, opera del maestro Giuseppe Abate, raffigurante, su un cumulo di pietre laviche, una barca avente come albero maestro una possente Croce col Cristo, dal volto non definito. Lì accanto Domenica verrà piantumato un ULIVO BIANCO, dono della comunità scolastica dell’Albino Luciani che con molta sensibilità ha sposato il progetto di Archeoclub D’Italia”. Lo ha affermato Rosanna Trovato, Presidente Archeoclub d’Italia sede Area Integrata dello Stretto –
Chiese Aperte a Porto Empedocle!
“A Porto Empedocle – ha affermato Calogero Ferrara, Referente Chiese Aperte Archeoclub d’Italia sede di Agrigento – visita alla chiesa rettoria della SS. Trinità del XX secolo”.
Ad Aidone visita alla chiesa di San Lorenzo del XIII – XIV secolo
“Ad Aidone – ha dichiarato Emanuele Gallotta, Referente Chiese Aperte Archeoclub d’Italia sede di Aidone – visiteremo la chiesa di San Domenico del XV secolo. La chiesa con adiacente convento sorge nel quartiere di San Lorenzo, che costituisce il nucleo più antico dell’abitato, e si colloca in posizione baricentrica sull’asse viario di via Roma rispetto al quale la sua facciata è ortogonale. La fondazione risale al 1419 ma nelle sue linee attuali l’edificio è il frutto di trasformazioni condotte tra Sei e Settecento. La matrice potrebbe risalire nelle sue strutture attuali al XIII-XIV secolo. La sua configurazione odierna è però il risultato di ampliamenti e rifacimenti operati tra XVI e XIX secolo, addossando progressivamente nuovi volumi (cappelle, sagrestia, campanile) e conferendo all’interno una facies neoclassica che cela le strutture medievali.
Poi visiteremo la chiesa di San Leone. La chiesa sorge nell’odierna Piazza del Municipio in un punto nevralgico dove confluiscono gli assi stradali di via Roma, via San Leone, via Erbitea e via Domenico Minolfi. Secondo la tradizione l’edificio sarebbe stato fondato in età normanna nel 1090, dedicandolo a papa San Leone II. La chiesa sarebbe interamente crollata a causa del terremoto del 1693 a seguito della quale fu completamente distrutta”.
A Mascalucia chiesa di Santa Maria della Misericordia di Malpasso
“La chiesetta ricade nel territorio di Mascalucia e vi si accede percorrendo via Dei Mughetti fino all’incrocio con via Bragaglia. Il è luogo limitrofo al Santuario Diocesano Madonna della Sciara – Mompilieri. S. Maria della Misericordia, probabilmente è stata una chiesetta confraternale precedente al sec. XIV – ha spiegato Mario Savitaliti, Referente Chiese Aperte Archeoclub d’Italia sede di Belpasso – sorge nei luoghi dell’antico quartiere delle Botteghelle del fu Casale di Malpasso (toponimo di Belpasso fino al 1669).
Risparmiata dall’eruzione dell’Etna del 1669, subì i deterioramenti del tempo col crollo del tetto nel grande terremoto del 1693, di una porzione della parete di tramontana e parte della facciata. Nel 2022 è stata oggetto di un recupero e messa in sicurezza da parte della Soprintendenza ai BB CC di Catania.All’interno sono visibili affreschi seicenteschi raffiguranti la deposizione dalla Croce; S. Lucia; La protezione di S. Agata sui Casali del luogo, nell’eruzione dell’Etna del 1537”.
A Cefalù la Chiesa di Santa Maria di Gesù!
“A Cefalù visiteremo la Chiesa di Santa Maria di Gesù XV – XVII secolo.
Nulla si conosce fino ad oggi sull’origine della fondazione della chiesa di Santa Maria di Gesù, eretta fuori le mura della città probabilmente dai padri Eremiti di Sant’Agostino, che qui avevano fondato il loro primo convento, prima di trasferirsi fra il 1560 e il 1577 dentro le mura cittadine, presso la chiesa di Santa Maria di Portosalvo. Accantonata la notizia ricorrente circa una originaria cappella sul luogo dedicata a San Vito, di cui in realtà nessuna fonte parla, il Passafiume nota invece come la dedicazione a Santa Maria di Gesù sia propria dei francescani della Riforma, promossa in Sicilia dal beato Matteo d’Agrigento nei primi decenni del Quattrocento, e da ciò ipotizza una prima fondazione della chiesa ad opera proprio dei Minori Riformati, che in seguito avrebbero ceduto il convento agli agostiniani. Anche di questa primitiva presenza dei Riformati a Cefalù non c’è però alcuna traccia documentaria – ha affermato Stefania Randazzo, Presidente Archeoclub d’Italia sede di Cefalù – allora l’ipotesi più probabile è quella dell’imposizione agli agostiniani del titolo da dare alla loro chiesa da parte di uno dei vescovi francescani che nel Quattrocento si sono succeduti sulla cattedra cefaludese, probabilmente Luca de Sarzana (1445-1471; oppure, data la vicinanza con il convento francescano di San Francesco, in origine la chiesa potrebbe essere nata come “Gancia” francescana, per poi passare agli Eremitani. Ad ogni modo, l’unica testimonianza artistica che resta dell’antica chiesa è la citata statua in marmo della Vergine con il bambino, oggi posta sul primo altare a destra, dopo essere stata sostituita a fine Ottocento nella nicchia centrale dalla figura lignea di Vincenzo Genovese. La “Imago marmorea Beatissimae Virginis magna” era inoltre veneratissima in città, specialmente nelle domeniche e nei sabati di Quaresima (Passafiume). Nel 1681 la piccola chiesa viene interamente ricostruita nelle forme attuali dal decano del Capitolo della Cattedrale Pietro Cimino, così come attestano la lapide posta all’esterno fra le volute del portale principale in lumachella e l’iscrizione posta in calce al ritratto dello stesso Cimino, oggi esposto in sacrestia ma che in origine doveva stare sul suo sarcofago, non più esistente. Il canonico “conditor et”.
Chiese Aperte sarà anche a Termini Imerese con visita alla Chiesa di Santa Croce al Monte del XVII secolo.
“La Chiesa si trova in Piazza Umberto 1. Vi si custodiva una reliquia della Croce di Cristo (oggi al Museo della Maggior Chiesa). La Compagnia dei Bianchi: sorta il 14 giugno 1549 – ha dichiarato Rosa Lo Bianco, Referente Chiese Aperte Archeoclub d’Italia sede di Termini Imerese – data in cui ne vennero approvati i capitoli (lo Statuto) dal viceré Giovanni de Vega. Alla stessa data si fa risalire la istituzione e l’attività del Monte di Pietà . Questa istituzione, costituita dai gentiluomini più in vista della città e da alcuni religiosi, praticava una vasta gamma di opere filantropiche: si occupava della elargizione di elemosine, della distribuzione del pane ai carcerati, dell’assegnazione di sussidi agli infermi, della dispensa dei legati di maritaggio, del mantenimento dell’ospedale di S. Giovanni di Dio e persino si curava della raccolta di fondi da destinare al soccorso ed al riscatto dei cristiani caduti in cattività dei turchi. La chiesa di Santa Croce al Monte, venne eretta nel XVII secolo sul sito delle due Chiese di San Sebastiano e di San Gerardo. Il progetto si deve a Vincenzo La Barbera, su committenza della Compagnia dei Bianchi. Custodisce due pregevoli sepolcri gagineschi con le spoglie di Giovan Battista Romano e Ventimiglia (Barone di Resuttano) e del prefetto Pietro Osorio. Vi era annesso pure un Monte di Pietà che rimase in funzione fino al sec. XIX. È conosciuta anche come “Pantheon” termitano poiché, al suo interno, contiene diversi sarcofaghi, lapidi e ritratti di termitani illustri”.
A Gratteri visita a Matrice Vecchia del 1350.
Dalle ore 10 e 30 apertura alle visite . alle ore 18 e 30 conferenza a cura del professore e storico Rosario Termotto e letture a cura di Gaetano Comiati. Il titolo sarà – I Ventimiglia – dall’assedio della Roccella alla Baronìa di Gratteri.
A Paternò visita alla Chiesa di Santa Maria delle Grazie del XVII secolo.
“A Paternò avremo la visita alla Chiesa di Santa Maria delle Grazie, sulla collina storica, antistante il piazzale del Cimitero Monumentale di Paternò, via degli Svevi. La costruzione della chiesa e del convento risale ai primi decenni del XVII secolo, per opera dei Frati Cappuccini, la cui presenza a Paternò è attestata dal 1556, quando furono chiamati dal conte Francesco Moncada de Luna, feudatario della città. Per procedere alla sua edificazione fu necessario demolire un preesistente oratorio dell’arciconfraternita di Santa Maria delle Grazie – ha dichiarato Domenico Triolo Puleio, Referente Chiese Aperte Archeoclub d’Italia Paternò – che occupava lo stesso sito, in memoria del quale la nuova chiesa venne intitolata alla Madonna delle Grazie. Secondo il frate Luigi da Randazzo, storico dell’Ordine, a contribuire alla costruzione della chiesa furono le oblazioni dei fedeli, e, soprattutto, il Principe di Paternò, che destinò a tal fine il gettito della gabella della difesa e della gabelluccia della carne, per complessive 60 onze annue fino al completamento della fabbrica, e provvide successivamente al mantenimento della piccola comunità con l’assegnazione di un annuo censo di 37 onze in perpetuo. Il convento subì gravi danni dal violento terremoto del Val di Noto del 1693, che distrusse l’abitato di Paternò, e già nel 1710 era stato recuperato con i lavori di ricostruzione successivamente effettuati. Ulteriori restauri furono eseguiti dopo il 1778 dal frate Andrea Felice, al quale si deve pure la costituzione del primo nucleo della biblioteca”.
A Caltagirone Chiesa di Maria Santissima della Neve del XVI secolo.
“ La chiesa di Maria Santissima della Neve si colloca nella parte sud est di Caltagirone. La chiesa presenta una navata ad aula rettangolare con abside semicircolare. Le cortine murarie laterali denotano un rilevante spessore nel lato destro della navata nella cui parte esterna si conservano partiture murarie ascrivibili alla fine del XV secolo. La chiesa è dotata di una facciata definita in alzato dall’ordine gigante dorico che circoscrive campiture ad intonaco in contrasto con l’impianto strutturale e gli elementi in pietra come il portale d’accesso all’edificio, in pietra arenaria della locale contrada delle balatazze in Caltagirone. Un finestrone di reimpiego datato 1592 – ha affermato Giada Cervello, Referente Chiese Aperte, Archeoclub d’Italia sede di Caltagirone – realizzato in pietra grigia, è stato collocato sopra il portale durante gli interventi ottocenteschi. Il portale e la finestra sono raccordati da volute geometriche in pietra a rilievo con terminazioni a pinnacolo. La parasta in pietra a sinistra si sdoppia per sostenere una torretta campanaria, rimasta incompleta nella definizione degli elementi ad intaglio, il cui filo planimetrico risulta lievemente ruotato rispetto all’impianto del prospetto; la lesena di destra segue l’andamento del prospetto laterale sulla via Mantelli e ne definisce il limite sinistro costituendo un rinforzo angolare di notevole volume e consistenza”.
A Palermo visita alla Chiesa di San Luigi Gonzaga.
“La Chiesa di San Luigi Gonzaga a Palermo è situata in via G. Ugdulena 32.
Si trova nel Quarto Vicariato dell’Arcidiocesi di Palermo. Essa viene realizzata quando ancora l’intera area limitrofa era soltanto campagna e nulla era stato ancora costruito ad eccezione del Quartiere Matteotti (fine XIX secolo e inizio XX secolo). Questo quartiere, non lontano dalla chiesa – ha affermato Rosa Vitale, Referente Chiese Aperte Archeoclub d’Italia sede di Palermo – viene costruito durante il regime del Fascismo con caratteristiche architettoniche tipiche di quel periodo e come area residenziale per la borghesia palermitana.
La chiesa, fondata nel 1943, fino al 2010 viene gestita dai sacerdoti salesiani. Essa è parte di un tessuto ecclesiastico più ampio che comprende diverse istituzioni religiose ed educative della zona. L’attuale parroco è Don Francesco Machì. Esiste un’altra chiesa famosa dedicata a S. Luigi Gonzaga, situata a Castiglione delle Stiviere, in provincia di Mantova. Questa chiesa, costruita dai Padri Gesuiti a partire dal 1608, è un importante centro di spiritualità e meta di pellegrinaggi. La sua costruzione è legata alla figura di San Luigi Gonzaga, gesuita e patrono della gioventù.
A Palermo, nella chiesa del Gesù o di Casa Professa è ubicata, nell’absidiola a destra dell’altare maggiore, la cappella di San Luigi Gonzaga con decorazione a tarsie marmoree dove è presente un rilievo marmoreo con l’Apoteosi di San Luigi Gonzaga di Ignazio Marabitti (1762). Gli altari, che sono in stile barocco, non sono originari della chiesa stessa, ma provengono dalla Chiesa di S. Lucia al Porto, che viene danneggiata durante la Seconda Guerra Mondiale”.
A Roccalumera, nell’area Jonica, visita al Santissimo Crocifisso.
“Risalente al 1740 circa, la chiesa del Santissimo Crocifisso è oggi filiale della parrocchia Santa Maria della Catena. Un tempo costituiva la cappella privata annessa alla villa del celebre scienziato Stanislao Cannizzaro, nel cuore del quartiere Baglio, che all’epoca “era un grande cortile chiuso da mura e adibito a mercato ittico-agricolo – ha affermato Antonina Foti, Referente Chiese Aperte, Archeoclub d’Italia sede Area Jonica – e rappresentava il borgo dei pescatori fin dal XVII secolo”. Il tempietto è stato ritratto nello scatto dal titolo Sopravvissute con cui il fotografo roccalumerese Mario Pollino ha portato Roccalumera a qualificarsi tra i quattro comuni finalisti del Premio Letterario Nazionale “Il Borgo Italiano” 2018.
La struttura esterna dell’edificio è caratterizzata da un portale in pietra bianca e un campanile adiacente; al suo interno conserva invece un crocifisso in legno e un altare intarsiato in marmo, su cui ancora oggi si celebra periodicamente l’Eucaristia”..
Domenica 11 Maggio – Chiese Aperte in tutta Italia con Archeoclub d’Italia con visite dalle ore 10 alle ore 13 e dalle ore 16 alle ore 19!
Domenica 11 Maggio sarà Chiese Aperte in un contesto storico particolare.
“A poche ore dall’elezione di Papa Leone XIV, sarà Chiese Aperte in tutta Italia ed in un momento storico. L’11 Maggio, in Italia sarà “Chiese Aperte” che giungerà alla sua trentunesima edizione. Si tratta di un importante appuntamento caratterizzato quest’anno dalla concomitanza con il Giubileo Universale ordinario della Chiesa Cattolica 2025 – ha affermato Fortunata Flora Rizzo, Vice Presidente Nazionale Archeoclub d’Italia, Responsabile Grandi Progetti e Referente Chiese Aperte – detto anche Giubileo della Speranza. Oltre alla conoscenza della storia e dell’architettura degli edifici di culto, estenderemo la nostra attenzione anche ai manufatti che vi sono contenuti, con un approfondimento storico – artistico delle opere e degli autori che le hanno realizzate”.
Per interviste:
Fortunata Flora Rizzo, Vice Presidente Nazionale di Archeoclub d’Italia e referente evento – Chiese Aperte – – Tel 338 – 931 0216.
Rosario Santanastasio – Presidente Nazionale di Archeoclub D’Italia – Tel 333 239 3585.
Giuseppe Ragosta – Addetto Stampa Nazionale Archeoclub D’ Italia – Tel 392 596745.