Chiese Aperte – Domenica 11 Maggio – sarà anche nelle Marche, in un contesto storico particolare. Quasi tutti gli eventi rientrano nelle fasce orarie dalle ore 10 alle ore 13 e dalle ore 16 alle ore 19.
Enrico Pierantognetti (Presidente Archeoclub d’Italia sede di Corinaldo) : “A Corinaldo, località Madonna del Piano visiteremo la chiesa di Santa Maria in Portuno, Santa Maria del Piano del VII secolo. Dentro e fuori la chiesa rurale di Santa Maria del Piano le vestigia di secoli di storia narrati da colonne di epoca romana, tombe, resti di edifici precedenti e un piccolo antiquarium con materiali rinvenuti durante lo scavo. A partire dal 2001 sono state avviate le ricerche e gli scavi dal dipartimento di Archeologia dell’Università di Bologna in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica delle Marche. Gli scavi eseguiti attorno alla chiesa e al suo interno hanno portato alla luce, oltre alle diverse stratificazioni risalenti al periodo Romano, 59 inumati oggetto di analisi”.
Stefania Cespi (Presidente Archeoclub d’Italia sede di Comunanza) : “Ad Ascoli Piceno visiteremo Sant’Emidio alle Grotte con le catacombe ascolane. Epoca di costruzione dall’I sec. d.C. al XVIII sec. d.C. . E’ un luogo di grande interesse per la storia di Ascoli Piceno. Qui vi sono le “catacombe ascolane”. ”.
Cristina Pandolfi (Referente Chiese Aperte Archeoclub d’Italia di Fabriano) : “Chiese Aperte sarà anche a Fabriano. Alle ore 16 è prevista la visita del monastero benedettino di San Luca accompagnati da madre Maria Battista. Il monastero ha una storia di oltre seicento anni e costituisce una testimonianza preziosa per la presenza monastica benedettina femminile, quasi ininterrotta, nella città di Fabriano. Il complesso custodisce pregevoli opere d’arte del Quattrocento e del Seicento”.
Chiese Aperte anche a Ripatransone dove alle ore 17 e 30 ci sarà l’apertura con la visita alla Cappella del Crocifisso presso il Duomo San Gregorio Magno.
Domenica 11 Maggio, in tutta Italia sarà – Chiese Aperte.
Fortunata Flora Rizzo (Vice Presidente Nazionale Archeoclub d’Italia, Referente Grandi Progetti e Chiese Aperte) : “Sarà Chiese Aperte in tutta Italia ed in un momento storico. L’11 Maggio, in Italia sarà “Chiese Aperte” che giungerà alla sua trentunesima edizione. Si tratta di un importante appuntamento caratterizzato quest’anno dalla concomitanza con il Giubileo Universale ordinario della Chiesa Cattolica 2025 e a poche ore dall’elezione di Papa Leone XIV”.
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“Domenica 11 Maggio, sarà Chiese Aperte anche nelle Marche. A Corinaldo, località Madonna del Piano visiteremo la chiesa di Santa Maria in Portuno, Santa Maria del Piano del VII secolo. Dentro e fuori la chiesa rurale di Santa Maria del Piano le vestigia di secoli di storia narrati da colonne di epoca romana, tombe, resti di edifici precedenti e un piccolo antiquarium con materiali rinvenuti durante lo scavo. Le principali arterie stradali di Corinaldo corrono nei due fondovalle (fiumi Nevola e Cesano) mettendo in relazione la costa con l’Appennino. Esse ricalcano, per buona parte, degli antichi percorsi viari (diverticoli) che, staccandosi dalla consolare Flaminia, giungevano alla colonia romana di Sena Gallica. Di particolare importanza, e certamente più antico, era il diverticolo della valle del Cesano, che attraversava Suasa, collegando fra l’altro la città con il sito di Santa Maria in Portuno. L’insediamento di Corinaldo si trova, inoltre, lungo una strada di collegamento intervallivo Cesano-Nevola. Nel medioevo acquistò, tuttavia, una certa importanza – e tuttora la conserva – una strada di crinale, che può essere considerata la “strada dei castelli”. Il territorio di Corinaldo appariva infatti ricco di insediamenti fortificati durante il pieno medioevo (secolo XII). Un discorso a parte merita il sito, anch’esso cesanense, in cui poi sorgerà l’abbazia di Santa Maria in Portuno. E anche in questo caso la presenza romana appare indubitabile. Gli scavi condotti dall’Università di Bologna hanno portato alla scoperta di diverse testimonianze di vita precedenti la costruzione dell’edificio di culto cristiano, il quale sembra impiantato almeno nella fase tra IX e X secolo. Il toponimo in Portuno sembra riferito alla divinità Portunus, legata al Tevere, ai porti e ai ponti. Si è ipotizzato che in questo luogo la strada proveniente da Suasa attraversasse il Cesano per immettersi nel diverticolo della Flaminia che correva sulla sponda sinistra. Gli studiosi fanno comunque notare che il culto al dio poteva essere qui praticato in forme non monumentali, come in una sorta di area sacra. In Portuno, in tal senso, poteva essere un’espressione toponimica non riferita ad un sito specifico, bensì ad una intera area, ivi inclusa la sponda sinistra del Cesano. E vedremo tutto questo ma anche dell’altro”. Lo ha affermato Enrico Pierantognetti, Presidente Archeoclub d’Italia sede di Corinaldo.
Il miliario dell’età di Massenzio.
“La frequentazione umana del sito di Santa Maria in Portuno nei periodi romano e tardoantico è stata messa in relazione con la viabilità e con un probabile attraversamento del fiume Cesano. Il reperto più significativo sotto questo aspetto rimane il miliario dell’età di Massenzio e Costantino, che in passato si trovava nel sagrato della chiesa (attualmente è all’interno della chiesa stessa). La valle del Cesano era disseminata di siti monastici altomedievali, i quali si situavano tra loro a intervalli abbastanza regolari risalendo dal mare verso la dorsale appenninica: San Gervasio di Bulgaria, San Lorenzo in Campo, San Severo, San Vito, Sant’Abbondi – ha continuato Pierantognetti – ai quali si aggiunse poco prima del mille Santa Croce di Fonte Avellana alle pendici del Catria. Tutti sulla sponda sinistra del fiume. L’unica eccezione è appunto rappresentata da Santa Maria in Portuno, posta invece sulla sponda destra e che tuttavia rivela, nel suo impianto originario, singolari analogie strutturali con San Gervasio. La sua apparentemente anomala collocazione rispetto ad un percorso monastico così coerente potrebbe perciò confermare ancor più l’ipotesi dell’attraversamento del fiume in quel punto, onde permettere il collegamento del diverticolo cesanense con l’attigua vallata del Misa”.
Gli scavi del Dipartimento di Archeologia dell’Università di Bologna e il Museo.
“A partire dal 2001 sono state avviate le ricerche e gli scavi dal dipartimento di Archeologia dell’Università di Bologna in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica delle Marche. Gli scavi eseguiti attorno alla chiesa e al suo interno hanno portato alla luce, oltre alle diverse stratificazioni risalenti al periodo Romano, 59 inumati oggetto di analisi. Chi erano i nostri antenati? Per 42 di essi è stato possibile stimare l’età di morte con una speranza di vita alla nascita di 34 anni e 2 mesi. L’aspettativa di vita dei maschi adulti (ovvero di età superiore ai 20 anni) è di 44,8 anni (oggi 80,5), mentre per le femmine è di 40,4 anni (oggi 84,8). Le cause di morte erano riconducibili a sofferenze alimentari e fisiche in altre parole si moriva di fame e fatica. La statura media dei maschi è 169,6 cm. (oggi 177,8), quella delle femmine 155,3 (oggi 164,6). Altro dato rilevato evidenzia numerosi caratteri epigenetici che lascia immaginare una comunità isolata – ha concluso Pierantognetti – dove ci si sposava all’interno dello stesso gruppo. È stata riportata alla luce la cripta sottostante all’altare maggiore e le fondamenta di diversi edifici che si sono susseguiti nei secoli, tanto da costituire un parco archeologico. Nei locali vicini alla sacrestia della chiesa dal 2005 è stato allestito un museo che documenta tutte le fasi degli scavi sin ora eseguiti. L’Antiquarium di S. Maria in Portuno con disegni, pannelli e materiali rinvenuti durante lo scavo, permette ad adulti e bambini di esplorare appieno la ricchezza del sito”.
Con Archeoclub d’Italia sede di Comunanza, visiteremo ad Ascoli Piceno Sant’Emidio alle Grotte con le catacombe ascolane. Epoca di costruzione dall’I sec. d.C. al XVIII sec. d.C.
“E’ un luogo di grande interesse per la storia di Ascoli Piceno. Qui vi sono le “catacombe ascolane”, che avevano custodito i resti del nostro Santo Patrono Emidio da Treviri, Protettore contro il flagello dei Terremoto. Successivamente, mille anni fa, i resti del santo furono traslati presso la cripta della cattedrale di Ascoli a lui dedicata. Si decretò quindi che si realizzasse all’interno delle “catacombe ascolane”, una “chiesuola nella grotta” a ricordo dell’intercessione del Santo Patrono nei tragici fatti del catastrofico terremoto del 1703; incaricato del progetto fu Giuseppe Giosafatti, il migliore architetto locale del tempo – ha affermato Stefania Cespi, Presidente Archeoclub d’Italia sede di Comunanza – il quale escogitò a questo scopo un allestimento squisitamente barocco, in cui l’arte sposava e ingentiliva la natura. La parete rocciosa fu sgretolata fino a portare allo scoperto le grotte paleocristiane, e poi rivestita con una facciata di travertino delicatamente scolpito, che diede al luogo una fisionomia unica e suggestiva; non è esagerato affermare, che per trovare un degno rivale del Tempietto di S. Emidio alle Grotte, bisognerebbe andare almeno fino a Petra dei Nabatei. Ad accogliere i visitatori, insieme all’Archeoclub Comprensoriale Piceno, ci saranno i volontari della Associazione “Sant’Emidio nel Mondo”, lieti di raccontare ulteriori informazioni storiche sul Tempietto e S. Emidio ai visitatori che vorranno onorarci della loro presenza”.
A Fabriano entreremo nel Monastero con 600 anni di storia.
“Chiese Aperte sarà anche a Fabriano. Alle ore 16 è prevista la visita del monastero benedettino di San Luca accompagnati da madre Maria Battista. Il monastero ha una storia di oltre seicento anni e costituisce una testimonianza preziosa per la presenza monastica benedettina femminile, quasi ininterrotta, nella città di Fabriano. Il complesso custodisce pregevoli opere d’arte del Quattrocento e del Seicento: nel corso della visita si potranno ammirare il suggestivo chiostro cinquecentesco – ha dichiarato Cristina Pandolfi, Referente Chiese Aperte, Archeooclub d’Italia di Fabriano – la biblioteca, la chiesa con il magnifico soffitto cassettonato di Michele Buti e le tele del pittore fiorentino Andrea Boscoli e del veneziano Palma il giovane. Il percorso si concluderà nei locali dell’adiacente edificio di Sant’Onofrio, appartenuto alle “povere dame francescane” e acquisito dal monastero di San Luca nell’Ottocento, dove si conservano i pregevoli affreschi delle lunette, tra cui una rappresentazione di una delle antiche porte del circuito murario fabrianese. L’evento rientra nell’ambito della rassegna nazionale “Chiese aperte” organizzata annualmente da Archeoclub d’Italia a partire dal 1994: rappresenta un’occasione per riscoprire il ricco patrimonio ecclesiastico dei nostri territori e quest’anno, in occasione del Giubileo, acquisisce un significato particolare”.
Chiese Aperte anche a Ripatransone dove alle ore 17 e 30 ci sarà l’apertura con la visita alla Cappella del Crocifisso presso il Duomo San Gregorio Magno.
Domenica 11 Maggio sarà Chiese Aperte in un contesto storico particolare.
Il programma sarà su Chiese Aperte 2025 – Archeoclub d’Italia
“Sarà Chiese Aperte in tutta Italia ed in un momento storico. L’11 Maggio, in Italia sarà “Chiese Aperte” che giungerà alla sua trentunesima edizione. Si tratta di un importante appuntamento caratterizzato quest’anno dalla concomitanza con il Giubileo Universale ordinario della Chiesa Cattolica 2025 – ha affermato Fortunata Flora Rizzo, Vice Presidente Nazionale Archeoclub d’Italia, Responsabile Grandi Progetti e Referente Chiese Aperte – detto anche Giubileo della Speranza. Oltre alla conoscenza della storia e dell’architettura degli edifici di culto, estenderemo la nostra attenzione anche ai manufatti che vi sono contenuti, con un approfondimento storico – artistico delle opere e degli autori che le hanno realizzate”.
Per interviste:
Fortunata Flora Rizzo, Vice Presidente Nazionale di Archeoclub d’Italia e referente evento – Chiese Aperte – – Tel 338 – 931 0216.
Rosario Santanastasio – Presidente Nazionale di Archeoclub D’Italia – Tel 333 239 3585.
Giuseppe Ragosta – Addetto Stampa Nazionale Archeoclub D’ Italia – Tel 392 596745.