L’Archeoclub D’Italia – sede AREA INTEGRATA DELLO STRETTO – nell’anno sociale 2023, al fine di promuovere e valorizzare i beni archeologici, storico-architettonici e ambientali presenti nel territorio, e di implementarne la fruizione, dota di QRcode il pannello didattico del Teatro Vittorio Emanuele II
Il 2 maggio 1838 Ferdinando II “inviava all’Intendente della Provincia di Messina Don Giuseppe De Liguorio un rescritto”, con cui disponeva la costruzione di un grande Teatro, a conferma del suo atteggiamento liberale nei confronti della città, precedente i moti del ’48, cui aveva già “restituito” l’Università, soppressa in conseguenza del fallimento della rivolta antispagnola del 1674 .
All’antico e poco funzionale, Teatro della Munizione, in origine sede della Pubblica Armeria, fondato nel 1726 e oggetto di restauri nel 1867 e nel 1895, si aggiunse quindi il Teatro Sant’Elisabetta, così intitolato in onore della santificata regina Elisabetta di Aragona, che cambiò poi la sua denominazione in Teatro Vittorio Emanuele II, per deliberazione del civico consesso il 13 settembre del 1860.
La sua costruzione, a conclusione delle procedure concorsuali al centro di numerose polemiche, fu affidala al napoletano Pietro Valente, allievo di Antonio Niccolini, autore del San Carlo.
Fu il primo teatro in Sicilia ad essere realizzato in linea con i più aggiornati criteri tecnico-progettuali dell’epoca, mentre grande attenzione fu riservata agli ambienti “sociali’ da destinare alle occasioni di rappresentanza.
I lavori appallali alla ditta Manganaro e diretti dal Valente, con la collaborazione del messinese Carlo Falconieri, iniziarono il 23 aprile del 1842, in un’area recuperata dalla demolizione del vecchio carcere sulla via Fernanda (oggi via Garibaldi).
Ma l’edificio venne inaugurato soltanto il 12 gennaio 1852 con I’opera “Il Pascià di Scutari” di Gaetano Donizetti, preceduta da una cantata celebrativa “Il trionfo della pace” composta da Felice Bisazza e Antonio Laudamo .
La decorazione plastica fu affidala allo scultore messinese Saro Zagari cui si deve il gruppo marmoreo posto sul frontone con il tempo che scopre la verità e Messina , scolpito a Roma nel 1864 e, sulle porte laterali, i due lunghi bassorilievi con scene tratte dalla vita di Ercole, mentre entro formelle, poste simmetricamente sul portico sopravanzato, campeggiano, a coppie, sedici profili di illustri commediografi e musicisti collocati nel 1857.
L’edificio venne risparmiato dal terremoto del 28 dicembre 1908, che lo rese tuttavia inagibile.
Nel 1921 furono avviati i primi interventi di consolidamento e restauro delle strutture esterne, ampliato il palcoscenico e realizzato un corpo di fabbrica, la sala “ANTONIO LAUDAMO” adibita ai concerti.
Quando nel 1939 si stava per programmare un restauro integrale, incursioni belliche provocarono ulteriori danni all’edificio.
Sebbene il fabbricato conservi oggi soltanto le mura perimetrali originarie, rimane una delle rare testimonianze dell’architettura neoclassica della città pre-terremoto, con il rivestimento in pietra a bugne lisce, le decorazioni scolpite e il portico avanzato, a tre archi, sul prospetto anteriore con il doppio ordine di colonne, sul cui cornicione si legge l’iscrizione “HEIC POPULO MUSAE HEIC PRAEBENT SPECTACULA LUDI” (Ecco le Muse al Popolo Ecco gli Spettacoli) .
Perdute invece le opere e i decori che ornavano la sontuosa sala, dal sipario dipinto nel 1846 da Michele Panebianco, con Gelone che ordina ai cartaginesi di sospendere i sacrifici umani, ai cinque ordini di palchi con le decorazioni in stucco dorato di Placido Di Bella, ai dipinti sul soffitto di Giacomo Conti .
Il ripristino dell’importante struttura fu oltremodo procrastinato, tra polemiche e lungaggini, e soltanto nel 1979 il Comune di Messina approvò il progetto per la sua ricostruzione ed il restauro.
Il Teatro venne quindi ufficialmente inauguralo il 24 aprile 1985 con il concerto diretto da Giuseppe Sinopoli.
Nel gennaio dell’anno dopo, all’avvio della stagione operistica, si concluse l’assemblaggio sulla sagoma a ferro di cavallo, predisposta nel soffitto, dei 43 pannelli dipinti ad acrilico da Renato Guttuso con la leggenda di Colapesce.
Theater Vittorio Emanuele II
Messina
THEATER VITTORIO EMANUELE II
Messina
The nineteenth century town had already the Theatre of Munitions to which it was added the Theatre St. Elizabeth – Vittorio Emanuele, the construction of which, after various vicissitudes, was given to Pietro Valente, a pupil of Antonio Niccolini, author of the St. Carl of Naples. Work began in April 1842 in an area identified as via Fernanda (now Via Garibaldi).
In 1853 the plastic decoration was entrusted to the sculptor Saro Zagari from Messina, who is author of the marble group placed on the fronton with the Time that discovers the truth and Messina and on the side doors the two long bas-reliefs with scenes from the life of Hercules while, within panels symmetrically placed on the overtaken porch, camp, in pairs, sixteen profiles of famous playwrights and musicians living in 1857.
The building, opened on 12th January 1852 with the opera “The Pasha of Scutari” title imposed by the censors to the work “Marin Faliero” by Gaetano Donizetti. was spared by the earthquake of 28th December 1908 which, however, made it unfit for use. Only in 1921 it started the first intervention of consolidation and restoration of the external structures and created a body of works, the room “Antonio Laudamo” used as a concert hall.
When in 1939 the theatre, on the initiative of certain private individuals, was about to be fully restored, it came the war.
Although today only the perimeter walls survive, nevertheless the buil¬ding, with the typical plant in a horseshoe, is one of the most important examples of Neoclassical architecture of the pre-earthquake city, with its covering of smooth ashlar stone, carved decorations and advanced porch with three arches on the front view, with the double row of columns. In 1979 the City of Messina approved the project for the reconstruction of the Theatre Vittorio Emanuele, officially opened in April 24th, 1985 with the concert conducted by Giuseppe Sinopoli.
The following year in January, at the opening of the opera season, it ended the assembly on the outline prepared in the ceiling, of the 43 panels painted by Renato Guttuso with the Myth of Colapesce.