SAGGIO SULLA PUGLIA PALEOCRISTIANA
Tra le regioni italiane che per prima furono investite dal fuoco ardente del cristianesimo e dalla evangelizzazione dei primi Apostoli troviamo la Puglia,
cerniera degli scambi commerciali e culturali tra oriente ed occidente e dove la cultura greca ed orientale si fuse perfettamente con quella romana. Dopo che Pietro col suo numeroso seguito di discepoli naufragò vicino Brindisi per dirigersi a Roma capitale dell’ Impero Romano pagano attraverso la via Appia Antica che iniziava e finiva proprio a Brindisi, la Puglia divenne un pullulare di piccole comunità cristiane e di nuovi apostoli create proprio dall’ azione apostolica di San Pietro in Italia lungo tutta questa via dove ebbe la quasi totale esclusiva nell’ evangelizzazione di tutto il territorio italiano.
Primato riconosciuto anche dallo stesso San Paolo nei primi capitoli della lettera ai Romani , da quel Paolo convertito da Cristo a Damasco proprio per portare il vangelo ai pagani .
Infatti l’ unica e sola regione che ebbe un vescovo nominato direttamente da San Paolo fu nella penisola salentina Sant ‘Oronzo , nato a Rudiae località nei pressi di Lecce al secolo col nome di Publio nel 22 d.C. da una nobile famiglia romana . Il padre era tesoriere dell’imperatore e fu succeduto nella sua carica proprio dal figlio Publio all’età di 35 anni.
La tradizione della storia cristiana antica vuole che san Paolo consegnasse a Corinto una sua Lettera per i Romani a Tizio Giusto che con un numeroso gruppo di cristiani si recava alla grande comunità di Roma presieduta da Pietro , affinché la recapitasse a Roma. Mentre era in viaggio, Giusto fu sorpreso da una violenta tempesta al largo delle coste salentine che ne causò il naufragio presso l’attuale spiaggia di San Cataldo, ove fu salvato e curato da Publio e suo nipote Fortunato mentre si recavano a caccia. I due furono subito affascinati e convertiti dal racconto del vangelo di Cristo che ne fece Giusto .
Proprio a Corinto prima che Pietro si dirigesse a Roma dalla Grecia c’era una forte comunità di cristiani discepoli fondata da lui e in seguito visitata da San Paolo quando l’apostolo delle genti, prima che questi iniziasse una sistematica evangelizzazione dell’ oriente ellenizzato e dove costituì le future diocesi con a capo vescovi e presbiteri fidati .
E cosi mentre il numeroso gruppo di cristiani proseguiva il viaggio per Roma ,Tizio detto Giusto, ebreo convertito da San Paolo a Corinto , rimaneva nel Salento , anzi ritornava da San Paolo con i due convertiti che furono consacrati e, immaginiamo, portarono al battesimo le intere loro famiglie quando ritornarono nel Salento.
Ritornati in Puglia da vescovi Oronzo, Fortunato e Giusto, iniziando dalle prime comunità cristiane costituite da San Pietro durante il suo cammino sulla via Appia per dirigersi a Roma , spinti dalla fede allargarono il loro campo di azione partendo proprio da quei piccoli nuclei creati dal passaggio di Pietro . Pubblio e Fortunato infatti dovettero subito scappare dal Salento in quanto , presi dal fervore della predicazione paolina affatto ecumenica verso gli idoli e il paganesimo , distrussero le statue di Marte ,Mercurio e Giove nella loro città scatenando una forte reazione dei pagani .
Per questo furono inseguiti per tutta la loro predicazione e apostolato in Puglia e Basilicata da un decreto di morte neroniano che li costrinse a predicare ed evangelizzare in incognito e sempre di nascosto dalle autorità locali e dai grossi centri urbani romani . Questi seguirono le tracce di San Pietro e San Paolo fermandosi per un dato periodo in un gruppo da loro evangelizzato e quando capivano che potevano proseguire perché quel gruppo si era reso autonomo, restava solo uno di loro e gli altri prendevano altre vie missionarie limitrofe .
Cosi fu evangelizzata tutta la Puglia e tracce di questa predicazione apostolica le troviamo ovunque in Puglia e l’ ultima di un certo rilievo, una fonte battesimale per immersione vicino a un piccolo torrente la troviamo nel nord della regione in località San Giusto in provincia di Foggia in agro di Lucera dove fu costituito vescovo un romano della gens Claudia magistrato della famiglia dei Basso.
La fonte battesimale a immersione vicino a un fiumiciattolo è la più eloquente testimonianza che ci troviamo di fronte alla prima predicazione apostolica ! Rcordiamoci come battezzava San Giovanni Battista .
Questa famiglia dei “ Bassus “ della gens Claudia laziale era ben radicata nella Duania Romana e in Puglia e alcuni loro appartenenti furono i più tenaci e irriducibili oppositori di Giulio Cesare a favore di Cassio e Bruto , nonchè contro Augusto nell’ attuale Turchia . Non dimentichiamo che la Capitanata fornì a questi due golpisti non meno di 12 coortes e cioè circa 18 mila uomini imbarcatisi a Brindisi che poi furono sconfitti e dispersi nella battaglia di Filippi in Grecia (42a.C) e ce lo attestano alcune lettere di Cicerone che trovò la morte per opera di Cesare Ottaviano Augusto avendo scelto il partito sbagliato .
Una fonte posteriore rifacendosi alla tradizione di quei luoghi che ci racconta di questi tre indefessi apostoli, così racconta : “Tornati nel Salento, predicarono Cristo alla popolazione, convertendone buona parte, ma l’inasprimento delle persecuzioni contro i Cristiani voluta dall’imperatore Nerone (64 d.C.) con l’invio a Lecce del ministro Antonino, costrinse Oronzo e Giusto a un esilio forzato da Lecce. Così intrapresero un lungo viaggio missionario che li portò in varie città della Puglia e della Lucania e nei pressi di Benevento prima sede e rifugio di Pietro durante la prima persecuzioni dei giudeo -cristiani .
Nel loro viaggio apostolico Oronzo , Fortunato e Giusto predicarono il vangelo e celebrarono l’eucaristia ad Ostuni e Turi, in grotte carsiche scavate nel sottosuolo nelle quali riuscivano a sfuggire alle persecuzioni di Nerone e del suo ministro Antonino, grazie anche all’aiuto delle popolazioni convertite.
Andando via da Turi, i due apostoli si recarono a Siponto, provenienti dai dintorni di Lucera , poi a Potenza e a Taranto, per tornare poi a Turi, dove furono trovati dai legionari e ricondotti a Lecce, dove al termine di un processo sommario, accusati di perduellio (alto tradimento nei confronti degli dei dell’Impero), vennero condannati a morte per decapitazione, secondo le leggi dell’ordinamento romano. Dopo undici giorni di prigionia tra tormenti e vessazioni, furono condotti a tre chilometri da Lecce, dove suggellarono il loro amore a Cristo col martirio mediante decapitazione. Era il 26 agosto dell’anno 68 d. C. Non dimentichiamo che circa due secoli dopo sempre dal Nord della Puglia partì l’azione apostolica verso i pastori molisani che venivano a svernare in Puglia dai tempi di Diocleziano , dopo che la Chiesa si era ricostituita e superato le nunerose decurtazioni dai tempi di Traiano, ad opera del diacono Primiano (notaio) e i fratelli Firmiano e Casto catecumeni anche loro martiri ad opera di magistrati pagani di Lucera . Cfr. Acta martyrum Scilitanorum 14 [E lesse la sentenza dalla tavoletta: «Poiché, essendo loro concessa la facoltà di ritornare a vivere secondo il costume dei Romani, si rifiutarono con ostinazione, ordiniamo che Primiano, Firmiano, Casto e tutti gli altri che hanno confessato di professare la religione cristiana siano puniti (di morte) con la spada»